La Legge di Bilancio 2026 introduce un nuovo credito d’imposta dedicato esclusivamente alle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura.
Una misura che ricalca, quasi integramente, il vecchio piano Transizione 4.0, offrendo un’aliquota generosa del 40% sugli investimenti in tecnologie avanzate.
Il rovescio della medaglia? Uno stanziamento complessivo di appena 2,1 milioni di euro, che rischia di ridurre fortemente la platea dei beneficiari.
Perché nasce il nuovo bonus agricolo
Con il passaggio dal sistema dei crediti d’imposta del Piano Transizione 4.0 e 5.0 al nuovo iperammortamento, le imprese agricole sarebbero rimaste escluse dagli incentivi, poiché la maggior parte di esse determina il reddito su base catastale e non secondo i criteri del reddito d’impresa.
Per Colmare questa lacuna, la bozza della Legge di Bilancio 2026 prevede un credito d’imposta “Agricoltura 4.0“, destinato a chi investe in macchinari e software innovativi per la digitalizzazione e l’automazione delle attività produttive.
Cosa finanzia e chi può beneficiarne
Il nuovo incentivo è rivolto alle imprese del settore primario che acquistano beni materiali e immateriali nuovi, tecnologicamente avanzati e interconnessi ai sistemi aziendali.
Rientrano tra gli esempi pratici:
- Trattori a guida automatica o assistita;
- Sistemi di monitoraggio tramite sensori, droni o satelliti;
- Software per l’analisi dei dati colturali;
- Soluzioni di irrigazione di precisione.
L’agevolazione prevede:
- Credito d’ imposta del 40% sul costo di acquisizione;
- Tetto massimo di 1 milione di euro per impresa;
- Periodo agevolato 1° gennaio – 31 dicembre 2026;
- Possibilità di completare l’investimento entro il 30 giugno 2027, se entro fine 2026 l’ordine è accettato e versato un acconto di almeno il 20%.
Il credito potrà essere utilizzato solo in compensazione tramite modello F24, anche in un’unica soluzione.
Un’opportunità reale, ma per pochi
L’aliquota del 40% è certamente attraente, ma le risorse messe a disposizione sono minime: 1,4 milioni di euro nel 2026 e 700.000 euro nel 2027, per un totale di 2,1 milioni.
Un importo che, in un settore dove un solo macchinario “4.0” può costare centinaia di migliaia di euro, limita fortemente la platea dei beneficiari.
Il rischio è che a ottenere l’incentivo siano soltanto le aziende più strutturate e tempestive nel presentare domanda, lasciando fuori le piccole imprese agricole, spesso meno pronte sul piano amministrativo e finanziario.
Obblighi e adempimenti
Per accedere al credito sarà necessario conservare con cura tutta la documentazione relativa all’investimento.
Le fatture e i documenti di trasporto dovranno riportare un riferimento esplicito all’articolo della legge di Bilancio che introdurrà la misura (attualmente l’art. 97 della bozza).
È inoltre prevista una certificazione di un revisore legale dei conti, che attesti l’effettivo sostenimento delle spese.
Per le aziende non soggette a revisione legale, il costo di questa certificazione, fino a un massimo di 5.000 euro, potrà essere sommato al credito d’imposta.
Il credito non sarà cumulabile con gli incentivi previsti dai piani Transizione 4.0 e 5.0, né con il nuovo iperammortamente, ma potrà combinarsi con altri aiuti pubblici, purché il totale non superi il valore dell’investimento.
In attesa del decreto attuativo
La misura diventerà effettiva solo dopo l’adozione del decreto attuativo, che dovrà essere emanato entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge.
Il provvedimento, a cura del Ministero dell’Agricoltura in concreto con MIMIT e MEF, definirà i criteri di accesso e le modalità per garantire il rispetto del limite di spesa, confermando la natura selettiva del contributo.
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